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Eri e sei

Eri e Sei, forse ora ho capito,
fra le parole che ho tanto usato e osato;
sempre ci sei stato, eri li,
ci sei ancora e voglio decifrarti,
stanarti, usando sì le parole ma in modo
diverso e in diverso modo la follia,
il mestiere con cui la parola
mi diventa grafia, mania, modo,
vuoto suono ad effetto. E fola.
Solo quello so fare,
solo lì c’è speranza
che Tu adesso compaia perfetto,
se vuoi in rima, rimando con te stesso,
in un metro o in un altro.
Tu puoi innalzare al cielo qualunque prosodia;
purché Tu appaia, le fruste parole
si fanno Parola, e col mio io
sepolto finalmente parlerai,
che mai è stato quel che era forse destinato
ad essere, un io mancato, strangolato.
Parlami a perdifiato, Ti cedo
ogni suono o silenzio; e già ti vedo
emergere da quella pila di parole
inutilmente sparse nel cassetto,
cancellarne rime e rumore,
facendone linguaggio perfetto.
Cancella anche me, cambiami,
conducimi, ritraducimi,
parla Tu per sempre,
Signore.

Vittorio Gasman

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