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Siamo tutti ammutoliti……

Siamo tutti ammutoliti, in questo momento.
Siamo come uomini raccolti in una caverna, abbracciati l’uno all’altro,
che attendono sconcertati e impotenti l’evolversi della tempesta là fuori.
Cosa succederà nei prossimi giorni, nelle prossime settimane?
Ci sarà finalmente un pò di sereno, o si scateneranno le furie del cielo,
con tonnellate di acqua e di vento che si riverseranno su di noi?
Il nostro sconcerto dipende da un fatto molto semplice: l’impossibilità di controllare gli eventi.
Esattamente come l’uomo è impotente di fronte alle forze della natura, così noi siamo impotenti di fronte alla perdita di raziocinio della maggioranza dei nostri concittadini. L’uragano mentale del covid ha spazzato dalle menti dei più deboli ogni residua capacità di ragionare.
La paura ha preso il sopravvento sulla logica, e come tutte le greggi impaurite,
la popolazione si è andata a rifugiare proprio nella tana che il padrone le aveva preparato: quella della sottomissione incondizionata.
Il martellamento incessante, ripetitivo, ossessivo della propaganda a senso unico ha creato nel cervello delle persone un vuoto pneumatico.
Dentro a questo vuoto ogni parola razionale ormai riecheggia inutilmente,
senza mai trovare un bersaglio su cui atterrare. Ormai è diventato facilissimo distinguere a prima vista un cittadino zombizzato da uno che riesce ancora a ragionare. Bastano due scambi verbali, e subito capisci se la persona che hai
di fronte segue dei percorsi mentali prestabiliti, oppure se riesce ancora a crearne dei propri.
E tanto è il piacere di trovarsi di fronte a qualcuno che conserva la sua capacità
di ragionare, quanto è lo sconcerto che ti assale quando ti rendi conto che chi hai di fronte è stato ormai ridotto ad una ameba mentale.
Ormai la divisione fra i due gruppi è totale, e resta difficile pensare che un giorno possa esserci una qualche forma di riconciliazione, con una società che tornasse tutta insieme a dialogare e a crescere unita. Chi ha manovrato le leve di questa divisione sapeva bene cosa faceva. Sapeva bene che le sue forze (televisione, giornali, politici e forze dell’ordine), per quanto ingenti, non sarebbero state sufficienti per portare a termine il piano diabolico: era necessario usare la stessa popolazione, aizzando la maggioranza di pecore belanti contro quei pochi che ancora fanno resistenza. Solo così si sarebbe potuto compiere il crimine della prevaricazione, il crimine dell’imposizione di una dittatura mascherata da libera scelta. Ora noi restiamo chiusi nella grotta, in attesa degli eventi.
Sappiamo che finché non ne usciremo saremo al riparo, ma sappiamo anche che qui dentro la vita ci viene negata, che la libertà e la felicità ci vengono negate, nella speranza di piegare definitivamente anche le nostre coscienze.
Per quanto tempo i protocristiani di Roma hanno dovuto restare nascosti nelle catacombe? I tempi della storia purtroppo sono molto lenti.
Molto più lenti di quanto lo vorrebbero le persone intelligenti.
La persona intelligente vede subito quale sia la soluzione giusta da adottare,
ma è costretta ad aspettare che lo capiscano anche quelli meno intelligenti,
prima che la storia possa procedere.
Forse dobbiamo davvero tornare ai tempi delle caverne, rinunciando a tutti i lussi superflui di cui disponiamo oggi, per ricominciare a vivere come esseri umani degni di questo nome.
A meno di decidere di lasciare indietro gli altri, e proseguire per conto nostro.
Io comincio a intravvedere una società futura nella quale i “superstiti” abbandonano progressivamente le città e la schiavitù del lavoro, e fondano nuove comunità rurali, basate sulla solidarietà e sull’autosostentamento, sia economico che culturale.
Comunità nella quali l’aggregazione non avvenga per semplice vicinanza geografica, ma per affinità intellettuale.
Comunità dove l’insegnamento dei bambini sia basato sui veri valori della vita,
e non su un vuoto nozionismo.
Comunità dove la regola sia l’esaltazione delle qualità individuali messe
al servizio di tutti, e non la soppressione di queste qualità a favore di un potere dominante.

Massimo Mazzucco

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